Via di Porta Tenaglia, 7, 20121 Milano
LUN CHIUSO
MAR – SAB 11.00 / 19.30
DOM CHIUSO
ARTISTI:
Lily Van Der Stokker
Vincenzo Agnetti (Collezione Ramo)
Lily van der Stokker risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo
Dai una definizione di cos’è il disegno per te.
Il disegno è al centro del mio processo creativo. Tutto parte con un disegno, diventa la forma per i miei wall painting. Per prima cosa sviluppo i concetti, quindi creo i disegni, e successivamente questi vengono trasformati in wall painting di grandi dimensioni. Mi piace tanto il tempo che dedico al disegno, è prezioso e divertente. Realizzo centinaia di disegni, molti non diventano wall painting – ma rimango opere d’arte complete e autonome a tutti gli effetti. Io non sono un’artista che realizza le proprie opere: i miei wall painting vengono eseguiti da un gruppo di assistenti di fiducia (tutti loro sono artisti a loro volta), che lavorano con me da tanto tempo. Funziona in modo simile anche per i disegni: io realizzo le forme, i contorni, poi scelgo i colori e le matite, e infine i miei assistenti mi aiutano a riempirli.
Qual è il tuo rapporto con il disegno? E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?
All’inizio degli anni 80, all’inizio della mia carriera artistica, ho letto alcuni libri su Branzi, l’architetto del Gruppo Memphis di Milano. Lui, loro, prevedevano che nel futuro non saremmo più stati dentro la natura, ma l’avremmo solo guardata attraverso schermi digitali di alta qualità. A quel tempo io conoscevo solo lo schermo televisivo. Non si vedevano molti computer al tempo. Lui forse aveva una visione esagerata. Ma nonostante questo, la rivoluzione degli schermi digitali ormai ci ha travolto. Ispirata dal suo pensiero, avevo realizzato diversi disegni nel 1989 con il titolo Televisiongarden. Perché mi piaceva unire natura e tecnologia. L’erba blu e una sedia su cui sedersi, che rappresentano il paradiso, in uno schermo televisivo ovale.
Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?
Trovo molto interessante che Vincenzo Agnetti fosse un poeta prima di diventare un artista visivo e che nella sua pratica abbia continuato a riflettere costantemente sul linguaggio, sulla comunicazione e sulla critica politico-sociale. È stato una figura chiave nella fertile scena artistica milanese degli anni 60 – un amico di Manzoni, Castellani etc – e quindi era molto coinvolto nella ricezione e nello sviluppo dell’arte concettuale in Italia. Il disegno che ho scelto dalla Collezione Ramo è un esempio perfetto del suo approccio alla critica del linguaggio. L’assioma che viene illustrato su questo disegno mostra anche – almeno secondo me – il suo amore per l’assurdità e l’ironia dei paradossi linguistici. Per questo il suo lavoro mi sembra in qualche modo familiare. Inoltre, l’ultima opera su cui stava lavorando, prima della morte improvvisa, includeva una poesia intitolata Suonatore di Fiori. Forse si tratta solo di una coincidenza, ma in qualche modo sembra richiamare la mia pratica artistica…