Loom Gallery

Piazza Luigi di Savoia, 24, 20124 Milano

LUN CHIUSO
MAR – SAB 14.00 / 19.00
DOM 15.00 / 18.00

ARTISTI:
Ignacio Uriarte
Irma Blank (Collezione Ramo)


Ignacio Uriarte risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

Per me il disegno è un medium che permette un’immediatezza assoluta. Un’idea può essere trasferita direttamente dal cervello alla carta attraverso il linguaggio, il disegno, la matematica, la pittura, in collage, ecc. In molti altri mezzi espressivi, come ad esempio un film, bisogna prima pianificare, coordinare un gruppo di persone, richiedere finanziamenti, convincere un produttore, ecc. Potrebbe diventare un processo molto lungo, dall’idea iniziale al lavoro finale, e potrebbe accadere di dover scendere a compromessi rispetto al pensiero originale. Non è così per il disegno: si tratta di un medium libero, leggero e diretto, senza interferenze.

Alcune persone lo considerano un mezzo di riflessione troppo debole nel risultato finale. Io non sono d’accordo. Penso che Hanne Darboven, Matt Mullican e tanti altri ci hanno insegnato come sia possibile trasformare piccoli disegni in composizioni complesse, poesie visive, pareti monumentali, sequenze, narrazioni ecc.

Qual è il tuo rapporto con il disegno? E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

Io uso la mia esperienza personale di impiegato in un ufficio (prima di diventare artista) come materiale rudimentale per la mia pratica artistica. Attingo dai gesti tipici di un ambiente di lavoro, ad esempio sottolineare una parola, scarabocchiare durante una telefonata o piegare un foglio di carta, per trasformarli in un linguaggio artistico. Questo è il motivo per cui è stato naturale, quasi logico, per me iniziare il lavoro con la carta, utilizzando una penna, un pennarello, una matita, una gomma, un righello, una macchina da scrivere, un timbro – sono sempre stato abituato a lavorare con tutti questi strumenti in un contesto non artistico. C’è una connessione forte e diretta, quasi simbolica, tra gli strumenti e i gesti che uso nella vita quotidiana, gli stessi che permettono all’osservatore di ricreare l’esperienza nella propria mente e identificarsi con essi.

Conosco poco il disegno degli artisti italiani del secolo scorso e per questo vorrei continuare a studiare.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?

Irma Blank è un’artista che ho scoperto circa dieci anni fa e sono rimasto stupito dalla bellezza, semplicità e perfezione del suo lavoro. È una coincidenza che alcuni dei miei lavori siano simili alle sue opere e all’uso della tecnica. Anche lei realizza scarabocchi, disegna linee dritte, scrive con una scrittura inesistente… E io ho realizzato le stesse operazioni molto tempo dopo di lei. Quindi ho questo sentimento ambiguo: da una parte mi sento in forte connessione con la sua idea e la sua ricerca; dall’altra parte ho paura che qualcuno possa pensare che ho copiato il suo lavoro e cerco di fare il possibile per evitare questa somiglianza. È un insieme di ammirazione e riluttanza in un certo senso. Scegliere quest’opera per l’esposizione è un modo per offrire un tributo al suo meraviglioso lavoro.