Piazza Vetra, 21, 20123 Milano
ARTISTI:
Costanza Candeloro
Dadamaino (Collezione Ramo)
Costanza Candeloro risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo
Qual è il tuo rapporto con il disegno e con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?
Nel testo “L’informe” Rosalind Krauss e Yves-Alain Bois dedicano un capitolo a quella che loro chiamano “Horizontality”. Nella prima parte del testo viene fatta una distinzione tra disegno e pittura partendo da una citazione di Walter Benjamin dove associa la pittura al piano longitudinale che per lui ha funzione rappresentativa – contiene le cose – e il disegno al piano trasversale che ha funzione simbolica – contiene i segni. Da qui parte una riflessione sull’orizzontalità del disegno, orizzontalità che appartiene al momento in cui il disegno viene realizzato e alla sua relazione elettiva con la pratica della scrittura. Il mio rapporto con il disegno si istituisce a partire dall’uso – quasi costante – della scrittura nei miei lavori e attraverso questo rapporto di interrelazione con l’orizzontalità.
Dell’arte del secolo scorso mi ha sempre affascinato l’aspetto auto-distruttivo, ma ancora più interessante è che questo processo non prevede l’assenza o l’eliminazione del linguaggio; diventa un modo per farlo entrare prepotentemente nel mondo delle immagini e degli oggetti, rendendolo spaziale.
Perché hai scelto quest’opera di Dadamaino?
Ho letto alcune testi che ne spiegavano il processo e ho notato alcune analogie con pratiche e forme di scrittura che hanno interessato la filosofia e la letteratura post strutturalista: l’uso della ripetizione e la costruzione di un linguaggio alternativo, a-verbale. Sono sperimentazioni, queste, che hanno sempre interessato la mia ricerca.