Via Mecenate, 77, 20138 Milano
ARTISTI:
Braco Dimietrevic
Giorgio de Chirico (Collezione Ramo)
Braco Dimitriejevic risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo
Qual è il tuo rapporto con il disegno e con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?
Ho cominciato a disegnare i bozzetti per le mie installazioni Triptychos Post Historicus nei vari musei. Ogni volta che entravo in un museo e attraversavo la collezione per scegliere la pittura che mi sarebbe servita per la serie Triptychos Post Historicus, facevo dei bozzetti rapidi con l’inchiostro per le future installazioni: una composizione di un dipinto con un oggetto e il frutto che intendevo utilizzare. Molto presto questi primi schizzi sono diventati acquerelli, che di fatto sono lavori autonomi a tutti gli effetti. Mentre mi dedico agli acquerelli, sento una grande libertà perché queste composizioni non sono limitate dalla forza delle convenzioni culturali, né dalle forze naturali come la gravità. Spesso includono la rappresentazione di un dipinto molto noto di un grande maestro. Qualche volta includono dipinti inventati, non esistenti, nello stile tipico di un artista come Picasso e Matisse. Ora dipingo questi acquerelli in modo del tutto indipendente dalla preparazione per gli allestimenti. Ho esposto per la prima volta questi acquerelli a Bruxelles nel 1978, insieme ad alcuni lavori fotografici. In quella mostra vi erano anche dei disegni dei primi anni Settanta.
Perché hai scelto quest’opera di Domenico Gnoli?
Ho creato molti Triptychos Post Historicus con opere di artisti italiani del XX secolo come Modigliani, Morandi, De Chirico, Marinetti, Severini in diversi musei come il Guggenheim di New York, la Tate Gallery, il Centre Pompidou, la GAM di Torino, etc. Le opere di questi artisti acquisiscono nuovo significato quando vengono inclusi nei miei trittici.
De Chirico mi ha sempre ispirato. Questo disegno che ho scelto mi ricorda vari lavori che ho fatto a partire dai suoi dipinti della fase metafisica, per esempio “Ritratto di Guillaume Apollinaire”, da me esposto al Pompidou nel 1981 o “Composizione Metafisica” per il Ludwig Museum di Colonia nel 1984.