Clima Gallery

Via Alessandro Stradella, 5, 20129 Milano

MAR – SAB 11.30 / 13.30 – 14.30 / 19.30
DOM CHIUSO

ARTISTI:
Vijay Masharani
Lucio Fontana (Collezione Ramo)


Vijay Masharani risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

Ispirato da Ragione e rivoluzione di Herbert Marcuse, ho raggiunto una consapevolezza del disegno come spostamento intenzionale dell’intera attività del soggetto sulla pagina, così come il delimitarsi e lo sciogliersi di oggetti solidi in una moltitudine di relazioni viene registrato nella traccia di un segno accurato, iscrizioni aride di polvere e sporco, incisioni di graffi nella polpa fibrosa della carta. Nelle mie opere più recenti si presenta una sorta di sineddoche per la pratica del disegno in generale – che conduce verso l’alto e verso l’esterno.

Qual è il tuo rapporto con il disegno? E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

Essenzialmente il disegno è l’origine della scrittura e quindi strettamente legato ad essa. In altro modo, il disegno di linee sensibili è la pratica fondamentale attraverso cui la storicità del presente e tutte le sue categorie esistenti possono essere raggiunte e, in questa misura, affermate come contingenti, artificiali, radicalmente estranee, e già obsolete. Sono arrivato alla consapevolezza del disegno come espressione pratica della mia ricerca di una conoscenza sistematica delle astrazioni storico-sociali, ed è per questo motivo che il mio lavoro assume una qualità diagrammatica, frattale e psichedelica. Come tale, la “storia dell’arte italiana” non figura nel mio lavoro, se non in quanto “storia”, “nazione” e “percezione” sono tra le problematiche su cui si può riflettere attraverso – e che si rivelano costituite fondamentalmente da – la ripetizione di inscrizioni e reinscrizioni di segni scuri.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?

Non sono interessato alle intenzioni più esplicite del disegno di fontana, che rappresenta uno schizzo di studio di elementi che successivamente sarebbero stati utilizzati per la costruzione di un mobile. Sono interessato piuttosto al lavoro seriale, all’elaborazione nella ripetizione, all’uso dell’iterazione, dalle quali si potrebbero dedurre certe tematiche costanti, tanto che, tra gli otto riquadri del disegno, non c’è una chiara astrazione esemplare che può riassumere tutte le altre. In altre parole, lo studio Senza titolo di Fontana espone le differenze senza una gerarchia, tentativi di delimitazione grafica in elenco disordinato, che potrebbero ripetersi all’infinito, se non fosse per il limite fondamentale della pagina, che corrisponde esattamente agli stessi limiti con cui ci scontriamo quotidianamente – lo spazio, il tempo, e la malattia.