Renata Fabbri

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Via Antonio Stoppani 15/c, 20129 Milano

LUN CHIUSO
MAR-VEN 15.30 – 19.30
SAB-DOM 12.00 – 19.30

ARTISTI:
Serena Vestrucci
Alighiero Boetti (Collezione Ramo)



Serena Vestrucci risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

C’è un libro di Martin Kippenberger: No Drawing, No Cry. È pieno di carta da lettere in bianco degli alberghi di tutto il mondo. 

Il disegno è un’immagine mentale che si rende visibile.

Qual è il tuo rapporto con il disegno? E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

I tratti e i gesti di un mio disegno li potrebbe fare chiunque. È una espressione di idee piuttosto che un’espressione di personalità. Il mio lavoro mi chiede un intervento che sia il più discreto possibile. È il pensare Più lo cambio, più parla di me; meno lo cambio, più parla di un’idea universale.

È importante ricordare cosa hanno fatto prima di noi i grandi maestri del passato, ma quando lavoro preferisco che i riferimenti non provengano dalla storia dell’arte, quanto piuttosto dalla semplicità delle forme più comuni, concentrandomi sulla naturalezza delle cose, sui materiali e le loro funzioni. Nel momento del fare i maestri non vanno scomodati.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?

In tutta la poetica di Alighiero Boetti, così come nel ciclo di lavori “Toccare il fondo” che presento in mostra, è cruciale l’uso del linguaggio nel rapporto tra titolo e opera. Per realizzare questi disegni coloro con i pennarelli un foglio fino al punto in cui si buca e tocco il fondo. Toccare il fondo significa essere arrivati al limite: la carta viene stressata al punto tale da mettere alla prova la sua resistenza. Qui, il contenitore dell’opera – la superficie davanti e dietro del foglio – si sovrappone al suo stesso contenuto – il tratto del pennarello che colora la carta passando da un lato all’altro – diventando una cosa sola.

Scegliere l’opera “Eterno dilemma tra contenuti e contenitori (I vedenti)” di Alighiero Boetti, presente all’interno della Collezione Ramo, non significa stabilire influenze dirette e ispirazioni, ma pensare ad un medesimo territorio concettuale a partire dalla pratica artistica.