Spazio Lima

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Via Benedetto Marcello 2
20124 Milano

LUN-VEN 11.00-18.00
SAB-DOM 12.00-18.00

ARTISTI: 
Monia Ben Hamouda
Alberto Burri (Collezione Ramo)


Monia Ben Hamouda risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.
Descriverei questo media come un luogo di condensazione e di potenziamento di alcuni elementi che da sempre fanno parte della mia pratica, ma che solo ultimamente sono riuscita a sviscerare su carta. Non è affatto una metodologia di studio o di schizzo per altri progetti, ma un media con un peso per me importante e che è in grado di districare alcuni nodi che altrimenti sarebbero solo accennati nel mio lavoro. Credo sia molto simile all’atto della scrittura, dunque un linguaggio formale molto diretto e che non è mediato dai compromessi che riscontro più spesso con il media scultoreo e pittorico.

Quali tecniche e processi creativi utilizzi quando lavori su carta?
Ho trovato, dopo una lunga ricerca, una carta color avorio liscissima che riesce ad accogliere il disegno nello stesso modo veloce e ponderato con il quale installo le polveri e le spezie all’interno delle architetture espositive. Per il disegno vero e proprio utilizzo un mix di diverse tecniche: pastelli secchi (polverosi e costituiti solo da pigmento e acqua, fragilissimi), pastelli ad olio (che scivolano sul foglio), del carboncino (che spesso creo autonomamente bruciando del legno) e penne sottilissime da calligrafia a china nera e grigia.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?
Non è stato facile. Seguendo un istinto che descriverei come atavico, ancestrale, la mia scelta è ricaduta su un’opera di Alberto Burri.
Sono tante le cose che mi legano a questo artista, che durante i miei studi ho amato molto e che sento vicino nello slancio materico ma molto lontano su innumerevoli altri piani, anche politici. Alcuni di questi aspetti sono anche di carattere personale e che oserei descrivere di rivalsa (nel ‘43 ha combattuto in Tunisia, paese dal quale proviene parte della mia famiglia).
La sua piccola combustione su carta, l’atto di dare fuoco alle opere (un aspetto su cui anche io lavoro da diversi anni) credo sia un giusto modo di cominciare questo dialogo: da un atto psicomagico, da un rogo.

Che valore ha per te il dialogo con il disegno moderno?
Per me rappresenta sicuramente una sfida, ma anche l’occasione di posare uno sguardo lungo, storico sul mio stesso lavoro: la possibilità di leggere o prevedere il futuro, di provare a intuire se e in quali termini la mia pratica si innesta in ciò che chiamiamo Storia dell’Arte – qualunque cosa essa sia – o come la evita o rifugge, e che spazio il mio lavoro occupa (o non occupa) in questo percorso storiografico.

MONIA BEN HAMOUDA (1991, Milano) – Artista di origini italo-tunisine, vive a Milano. La sua pratica è incentrata sull’influenza delle origini. Nel disegno, come nella scultura, l’artista fa riferimento a elementi narrativi che appartengono alla sua storia personale e familiare: lo studio dell’arte calligrafica islamica e l’uso delle spezie, impiegate come pigmenti con suggestive qualità olfattive.