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Via di Porta Tenaglia 7, 20121 Milano

PROLUNGATA FINO AL 25 GENNAIO
LUN SU APPUNTAMENTO
MAR-SAB 10.30 – 19.00
DOM SU APPUNTAMENTO

ARTISTI:
Adrian Paci
Massimo Campigli (Collezione Ramo)



Adrian Paci risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

Non sono un amante delle definizioni, ma se dovessi a sforzarmi di darne una potrebbe suonare così: il disegno è un modo di tracciare su carta il dialogo con le apparenze delle cose e delle visioni che esse producono in noi.

Però, appena tracciamo sul foglio il primo segno siamo chiamati a dialogare non solo con le apparenze esterne o le visioni interne, ma anche con i segni che prendono forma davanti a noi attivando un flusso continuo e complesso che chiama in gioco lo sguardo, la mano, la mente e la materia.

Qual è il tuo rapporto con il disegno? E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

Forse come tutti i bambini ho iniziato da piccolo a scarabocchiare disegni su carta e non ho smesso ma ho continuato e lo faccio tutt’ora. Ogni tanto rivedo i miei disegni fatti all’età di 3, 4, 5 anni che mia madre ha conservato e penso che le cose migliori le abbia fatte in quella età. Quando avevo 7 anni un amico di famiglia mi regalò un libro di Leonardo Da Vinci e cominciai a copiare i suoi disegni. Ho ancora quei fogli conservati. Il Novecento era un periodo complicato per noi che siamo cresciuti durante il regime comunista nel senso che lo studio della storia dell’arte si fermava con l’impressionismo. Forse avevo visto qualcosa di Guttuso in una rivista sovietica degli anni 60. Lo stesso amico di famiglia che mi regalò il libro di Leonardo mi aveva anche parlato di Morandi e delle sue bottiglie misteriose, umili e al contempo monumentali. Però il vero contatto l’ho avuto negli anni ‘90 quando sono arrivato a Milano con una borsa di studio. Ricordo che passavo tanto tempo al Museo del Novecento in Piazza Duomo in cerca di recuperare un vuoto storico ma anche ad ammirare le singole opere esposte.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?

Campigli era un autore che ho scoperto proprio in quel periodo nelle mie visite al Museo del Novecento. Mi aveva colpito la sua freschezza mescolata con un’attrazione per l’arcaico; un misto di leggerezza e convenzionalità.