Galleria Monica de Cardenas

Via Francesco Viganò, 4, 20124 Milano

Marco Belfiore
Alighiero Boetti (Collezione Ramo)


Marco Belfiore risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Qual è il tuo rapporto con il disegno e con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

Il disegno è un linguaggio potentissimo che nasce prima della parola e prosegue dove la parola fallisce. Quando non ho nulla da dire il foglio rimane bianco e le idee rimangono bloccate nella matita, ma quando tutto si sblocca parte un processo di trasformazione delle idee che trasforma anche me: un disegno diventa un’animazione, che mi ispira una composizione musicale che a sua volta mi suggerisce idee per un liveset o un nuovo disegno che mi porterà a rimettermi in discussione prima di disegnare nuovamente.

La storia dell’arte italiana per me è anche un lunghissimo viaggio nell’evoluzione del disegno attraverso varie epoche; disegnare oggi significa continuare questo viaggio, ma più in generale penso sia sempre una grande occasione per rinnovarsi e non rimanere bloccati tra i disegni del passato.

Perché hai scelto quest’opera di Alighiero Boetti?

Perché è un’opera che non conoscevo e che mi ha dato la sensazione di utilizzare un tipo di ironia a me molto familiare: un’ironia fintamente giocosa e apparentemente disimpegnata ma utilizzata per parlare di questioni mai risolte che riguardano, in questo caso, il mistero delle nostre identità. Il fatto che su un “divertente” disegno che ritrae oggetti di uso quotidiano si possano fondere problematiche ancestrali ma attualissime, mi sembra l’ennesima dimostrazione di quanto con un semplice segno su carta si possa andare oltre le parole e annullare il tempo.