Museo di Storia Naturale

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Corso Venezia 55, 20121 Milano

PROLUNGATA FINO AL 6 GENNAIO
LUN CHIUSO
MAR-DOM 10.00 – 17.00 (Ultimo ingresso ore 16.30)
Ingresso: Adulti 5€ / Ridotto 3€ / Gratuito fino a 18 anni

ARTISTI:
Mad Meg
Giorgio de Chirico (Collezione Ramo)



Patriarchi

Intitolata ironicamente Patriarchi, la personale dell’artista francese Mad Meg rappresenta una serie di insetti abbigliati come uomini, alti circa due metri e realizzati a pennino e china. Questi esseri simboleggiano alcuni difetti della mascolinità e sono minuziosamente descritti con dettagli microscopici e texture testuali che si possono decifrare solo da molto vicino.

I Patriarchi hanno un titolo che coincide con la loro attività principale: l’impollinatore (Patriarche n° 34 – Le Pollinisateur), il soldato (Patriarche n° 178 – Le Soldat), l’analista (Patriarche n° 5 – L’Analyste), il pescatore (Patriarche n° 24 – Le Pêcheur), il cercatore d’oro (Patriarche n° 8 – El Dorado), il prestigiatore (Patriarche n° 22 – L’Escamoteur).

Il soldato, dalla forte carica antimilitarista, è il primo della serie dei Patriarchi e si caratterizza per la testa da scarabeo tigre, dalle mandibole aggressive e l’uniforme da soldato tedesco della Prima guerra mondiale insignito della croce prussiana, poi ripresa anche dall’esercito nazista.

L’impollinatore combatte l’idea dell’uomo all’origine della vita e della donna identificata con la riproduzione e ridotta a mera incubatrice.

L’analista allude al tema dell’isteria teorizzato e diagnosticato da Freud nel famoso caso della paziente Dora, cui fa riferimento l’apparato riproduttivo femminile inserito nel teschio tenuto in mano dell’insetto-uomo.

Per il cercatore d’oro dalla testa di mosca Mad Meg si è basata su una vecchia fotografia di Bernard Otto Holtermann che nel 1872 trovò nella sua miniera la pepita d’oro più grande del mondo. Accanto alla pepita, si delineano le viste satellitari dei diversi metodi di estrazione dell’oro. Ai piedi della pepita, un piccolo dipinto raffigura una visione stereotipata delle mitiche città dell’oro. In cima a tre templi compaiono tre ideogrammi cinesi che significano oro, prosperità (di fatto ottenuto ripetendo tre volte l’ideogramma dell’oro) ed escrementi, a commento della smania per la ricchezza a tutti i costi.

Il prestigiatore ha al posto del cranio l’organo genitale maschile di un insetto e in mano un clitoride, in riferimento a certi finti studiosi che si appropriano formalmente di teorie femministe per perseguire i propri scopi in direzione opposta.

Il pescatore mostra con orgoglio il suo trofeo di pesca. La critica dell’artista si scaglia qui contro la pratica della pesca alla carpa gigante che è una specie minacciata dalla competizione sportiva. Il suo corpo è costituito da un banco di acciughe, anch’esse minacciate dalla pesca intensiva, mentre l’impugnatura dell’amo riporta le statistiche globali della pesca nel 2016.

Mad Meg ha poi scelto anche un’opera di Giorgio de Chirico raffigurante gli archeologi con teste di manichini, presa in prestito dalla Collezione Ramo, a sottolineare un divario tra l’apparenza del corpo legata a un ruolo ufficiale e la vera essenza della persona.

Le opere di Mad Meg sono in diretto dialogo con reperti della collezione entomologica del Museo di Storia Naturale presentati nelle teche in vetro al centro della stanza. Gli entomologici hanno preparato gli esemplari in accordo con la tipologia di insetti protagonista della serie dei disegni dell’artista.

In particolare, sono presentati: un esemplare di insetto stecco gigante della Malesia, bruchi, crisalidi, lepidotteri notturni adulti, impollinatori come il bombo comune, l’ape legnaiola, l’ape domestica o da miele con esemplari di tutte le caste (regina, fuchi e operaie) e alcuni frammenti di favi. Infine, è presente una teca contenente diverse specie di mosche della famiglia delle Sirfidi e alcuni tra i coleotteri più ricercati dai collezionisti, i carabi e le cicindele. I primi sono più grandi e hanno spesso livree con colori metallici, che li rendono particolarmente attraenti; le seconde hanno tendenzialmente colorazioni più mimetichecon disegni o macchie caratteristiche.

Abbinati agli esemplari entomologici, sono esposti alcuni libri scelti dalle vaste collezioni della biblioteca del Museo di Storia Naturale, fra i quali spiccano per la loro bellezza le tavole dell’Entomologie di Guillaume-Antoine Olivier (1789-1808) e le raffigurazioni di insetti esotici di Dru Drury (1837) e Edward Donovan (1842). Altrettanto affascinante la metamorfosi del baco da seta su foglie di gelso (1856) che è qui descritta nei suoi diversi stadi da Emilio Cornalia, direttore del Museo dal 1866 al 1882.


Mad Meg risponde alle domande di
Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo

Dai una definizione di cos’è il disegno per te.

Per me il disegno è una forma di espressione vicina all’idea. La scrittura è una forma di disegno e il disegno è usato per fare piani, calendari e mappe. Il disegno è spesso la base per altre opere, ma può anche stare da solo. Mi piace quando tutto questo viene mescolato insieme, ad esempio con calligrammi, pittogrammi o simboli.

Qual è il tuo rapporto con il disegno?

Disegno da quando ho potuto tenere in mano una matita. Uso il disegno per sviluppare le mie idee e anche come sfogo. È un po’ come la meditazione, ma spesso lo paragono alla digestione. La creatività è un’attività che nutre e il disegno mi ha sempre dato un piacere ipnotico e una grande serenità. In effetti, disegno è praticamente tutto ciò che faccio.

E con la storia dell’arte italiana del secolo scorso?

Conosco molto poco il disegno moderno, compreso quello italiano. Ma mi è piaciuto molto sfogliare i disegni della collezione Ramo e scoprire i disegni dei grandi artisti del XX secolo. La collezione cattura davvero la diversità dei possibili approcci al disegno.  È stato difficile scegliere una sola immagine tra questi monumenti al disegno del secolo scorso.

Perché hai scelto quest’opera della Collezione Ramo?

Ho scelto un disegno preparatorio di de Chirico. Questo pittore è ammirevole per il suo modo di rappresentare gli spazi mentali e le allegorie delle idee. Infatti, è abbastanza comune vedere le sue opere che illustrano libri di filosofia. Mi piace molto la spontaneità e la semplicità di questo disegno. Le tre figure raffigurate danno un’impressione di gigantismo, non solo per gli elementi architettonici che sporgono dai loro addomi. De Chirico ha inventato allegorie per il XX secolo, proprio come io sto cercando di fare per il XXI.